approfondimenti

il Punto

DDL Calderoli

La riforma sull'autonomia differenziata delle Regioni, insieme al concordato preventivo per autonomi e piccole imprese, sollevano serie preoccupazioni a Bruxelles sulla stabilità economica dell'Italia.

Dall’analisi condotta dalle autorità europee nell’ambito della procedura di gestione degli squilibri macroeconomici è evidente l’avvertimento al nostro Paese rispetto a queste misure che, secondo la Commissione europea, potrebbero avere un impatto negativo importante sui conti pubblici, soprattutto alla luce del nuovo quadro normativo derivante dalla riforma del Patto di Stabilità, che è stato approvato ieri dal Parlamento Europeo.

Per l’Italia la situazione economico-finanziaria è critica. Secondo le previsioni, il deficit di bilancio rimarrà elevato, superando il 3%. Un problema serio per i nostri conti pubblici e che può aggravarsi ulteriormente con le misure adottate dal Governo della destra.

La riforma sull'autonomia differenziata regionale rischia di mettere a repentaglio il controllo della spesa pubblica nazionale. Allo stesso modo, il sistema fiscale eccessivamente semplificato potrebbe aumentare l'evasione fiscale e ridurre le entrate statali. Ed è noto quanto a questo governo interessino molto di più i condoni (ne hanno fatti 18, di cui 12 solo nella prima Legge di bilancio) della lotta all’evasione, che andrebbe invece sostenuta come hanno sempre fatto i governi di centrosinistra.

Le scelte politiche del Governo Meloni danneggiano gravemente l'Italia e dimostrano una totale mancanza di responsabilità nell'affrontare le sfide economiche del Paese. La riforma sull'autonomia mette a repentaglio il futuro, aumentando le disuguaglianze territoriali e creando seri danni al tessuto sociale ed economico. Rischia di creare divisioni e alimentare disparità tra le diverse Regioni italiane, compromettendo la coesione nazionale.

Come Partito Democratico ci siamo opposti duramente a questa misura e il nostro impegno proseguirà ancora nelle prossime settimane, sia in Parlamento attraverso proposte che abbiano al centro lo sviluppo sostenibile, la coesione sociale e la solidarietà tra i diversi territori, sia nel Paese, tramite il confronto con l’opinione pubblica e i cittadini.

Def 2024 e Sanità pubblica

L’analisi pubblicata oggi dalla Fondazione Gimbe sulla spesa sanitaria nazionale presenta dati drammatici e allarmanti: dietro un aumento apparente della spesa sanitaria nel 2024 si nasconde una realtà ben diversa.

L'aumento di 7,6 miliardi di euro, sebbene possa sembrare positivo a prima vista, si rivela essere in gran parte illusorio, legato al mancato rinnovo dei contratti dei dirigenti e dei contrattisti per il triennio 2019-2021. Questo fenomeno evidenzia un'inefficienza nel sistema di gestione delle risorse, con i ripercussioni sulla qualità dell'assistenza offerta ai cittadini.

Ma quali sono le prospettive per il futuro della spesa sanitaria in Italia? Secondo le stime del Def 2024, si prevede una crescita media annua della spesa sanitaria inferiore alla crescita del Pil, con un progressivo calo del rapporto spesa sanitaria/Pil nei prossimi anni. Un dato che conferma la volontà politica di indebolire la sanità pubblica, che rappresenta un pilastro fondamentale del nostro sistema di welfare e che dovrebbe garantire a tutti i cittadini l'accesso a cure mediche di qualità, indipendentemente dal proprio reddito o dalla propria condizione sociale. Questo servizio, basato sui principi di universalità, equità e solidarietà, è ora gravemente a rischio. E le conseguenze si vedono già oggi, con l’aumento delle disparità territoriali e sociali.

Anche in Lombardia la situazione riflette il quadro nazionale. Il fallimento nella gestione della sanità da parte della Giunta regionale è evidente. E la recente decisione della destra lombarda di respingere la mozione del Partito Democratico che chiedeva un aumento delle risorse destinate alla sanità all’ 8% del PIL è una prova lampante della mancanza di visione e responsabilità da parte della classe dirigente.

Il modello sanitario attuale della Regione è segnato dall'inefficienza, con liste di attesa infinite e numerosi cittadini costretti a rinunciare non solo alle cure, ma anche alla prevenzione.

Mentre il mondo della sanità chiede a gran voce un aumento dei fondi per garantire un servizio accessibile e di qualità a tutti i cittadini, la destra - a livello regionale come a livello nazionale - continua ad ignorare le proposte e gli appelli. Come Partito Democratico continueremo ad agire con determinazione per difendere e rilanciare la sanità pubblica, fondamento della nostra società.

La politica economica del governo

Il DEF presentato dal governo mostra troppe lacune, risultando poco chiaro e privo di dati dettagliati. La crescita è inferiore alle aspettative e le poche cose che emergono non possono che preoccupare, come nel caso della spesa sanitaria che, in rapporto al PIL, arriverà al 6,2%, diminuendo ulteriormente.

È grave la mancanza di trasparenza nei confronti del paese. Sarebbe compito dell’esecutivo impegnarsi a fornire una visione completa e trasparente della situazione economica e a dire la verità agli italiani riguardo alle misure di bilancio future. Invece, il governo sceglie di non dire nulla sulla politica economica che prefigura per i prossimi anni.

Questa mancanza di chiarezza conferma come all’interno della maggioranza le divisioni continuino ad aumentare e alimenta il sospetto che la destra, visto che ci troviamo in campagna elettorale per le elezioni europee, stia nascondendo al Paese la possibilità di introdurre ulteriori tagli alla spesa sociale.

La maggioranza dovrebbe dare risposte e chiarire le ragioni dietro lo sfaldamento dei conti nel 2023, con un deficit che ha superato di gran lunga le previsioni iniziali e che avrà pesanti conseguenze sul debito, destinato a crescere rispetto al PIL nei prossimi anni. Come Partito Democratico avevamo subito segnalato durante la discussione della Legge di Bilancio i problemi che stanno emergendo chiaramente in questi mesi, come la crescita sovrastimata, la mancanza di una vera strategia per rilanciare l'economia e il finanziamento della maggior parte delle misure, come il cuneo contributivo, limitato solo al 2024. L’impressione è che si navighi a vista, senza programmazione.

Il Governo non ha mai ascoltato l’opposizione e ancora adesso continua a non dire nulla sulle sue intenzioni, mentre sarebbe fondamentale per la stabilità del paese che l'esecutivo si mostri responsabile nei confronti del Parlamento e dell'opinione pubblica italiana nel comunicare i propri programmi, fornendo informazioni accurate e complete sulle decisioni economiche e sulle politiche future. Non rispettare questa prassi è indice di grande incertezza riguardo al futuro prossimo dell’Italia.

Servizio Sanitario Nazionale

Pochi giorni fa il mondo scientifico e accademico italiano ha lanciato un grave segnale di allarme sulle condizioni del nostro Servizio Sanitario Nazionale, sottolineando la necessità di un vigoroso intervento pubblico per invertire la tendenza.

Recentemente sia la Corte dei Conti che la Conferenza delle Regioni hanno denunciato come dal capitolo per la sanità del Pnrr siano state cancellate 1,2 miliardi di risorse, destinate alla messa in sicurezza degli ospedali. Si tratta dei progetti ‘Ospedale sicuro’, cancellati per scelta politica della maggioranza nell'ultima rimodulazione dei fondi. Poche ore fa le Regioni hanno inviato un ultimatum al governo, chiedendo di rifinanziare immediatamente questi progetti attraverso lo stanziamento di nuove risorse.

C’è poi la questione dei nuovi Lea, le prestazioni garantite dal Ssn ai cittadini, che slitteranno al 2025 e sui quali la Ragioneria dello Stato è intervenuta bocciando la decisione della proroga, che penalizza ancora una volta i cittadini ai quali non saranno garantite le prestazioni richieste.

Di fonte a questo drammatico scenario, il governo continua a ignorare il tema della sanità. Le pochissime risorse stanziate in legge di bilancio dal Governo lasciano una situazione allo stremo, con tanti italiani che, non potendosi permettere l’accesso a strutture private, rinunciano non solo alla prevenzione ma anche a curarsi.

Oltre che a causa della fase di emergenza a livello nazionale, in Lombardia il servizio sanitario regionale è straordinariamente in crisi per le scelte sbagliate che sono state fatte da chi ha governato in questi anni la Regione. La scelta di smantellare la sanità pubblica, spostando le risorse verso il privato, rappresenta il problema principale della sanità in Lombardia. A marzo la Regione ha subìto un taglio di 200 milioni di fondi nazionali nel silenzio totale della Giunta Fontana, che nulla ha fatto per impedirlo. Erano risorse che erano già state programmate per mettere in sicurezza le strutture sanitarie.

Per ricostruire un sistema sanitario all’altezza della Regione, come Partito Democratico in tutti i territori lombardi stiamo promuovendo dei grandi appuntamenti per discutere di sanità con i cittadini, gli operatori sanitari, le associazioni e i sindacati, e in consiglio regionale con il nostro Gruppo consiliare abbiamo lavorato a una proposta di legge popolare, con l’obiettivo di rilanciare la sanità lombarda e riorganizzare la dimensione territoriale dei servizi di prevenzione e cura.

In condizioni così complicate, continueremo a offrire il nostro contributo e il nostro apporto per proteggere e rilanciare la sanità pubblica, come è sancito nella nostra Costituzione.

Sanità pubblica

La Corte dei Conti ha stroncato attraverso una memoria scritta il provvedimento del governo sul PNRR, all’esame della Commissione Bilancio della Camera.

Sul tema della Sanità in particolare, la Corte esprime preoccupazione riguardo alla disponibilità effettiva delle risorse e alla copertura finanziaria necessaria, rilevando gravi riduzioni di spesa e ritardi nei progetti per migliorare il sistema sanitario nazionale.

Nel dettaglio, la misura alla quale fa riferimento la Corte prevede lo spostamento di 1,2 miliardi di euro dal Piano Nazionale Complementare a un fondo per l'edilizia sanitaria, dove non è certo che saranno utilizzate poiché questo dipenderà dalle decisioni di bilancio e dalla compatibilità con gli obiettivi finanziari.

Il danno compiuto dal Governo è doppio se consideriamo che la scelta inciderà su programmi regionali di investimento che sono già stati avviati e che comporteranno quindi il rinvio dell’attuazione dei progetti, con un inevitabile aggravio dei costi a carico della collettività.

Il coordinatore della commissione sanità della Conferenza delle Regioni Raffaele Donini, intervenendo due giorni fa in audizione alla Camera, ha dichiarato che il governo cancella risorse già assegnate alle Regioni per circa 1,2 miliardi di euro, parlando chiaramente di investimenti le cui gare sono già state assegnate.

Spesso si sente dire che gli Enti Locali non riescano mai a spendere le risorse europee. Nel caso della sanità, è la destra che sta impedendo la realizzazione di progetti di investimento che sono già stati programmati e che necessitano di liquidità. Molti di questi riguardano la messa in sicurezza di strutture pubbliche che necessitano di urgente necessità di intervento.

Contro questa decisione, che peggiora lo stato della Sanità italiana, come gruppo del Partito Democratico abbiamo presentato in commissione diversi emendamenti a sostegno della sanità pubblica. Contro le scelte del governo che mette a rischio un pilastro fondamentale del nostro welfare, il Pd difende l’interesse dei cittadini e il loro diritto a ricevere cure adeguate e tempestive.

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