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Salario minimo

Questa settimana è stata depositata alla Camera la prima proposta di legge congiunta tra tutte le opposizioni - ad esclusione di Italia Viva - per l’introduzione in Italia di un salario minimo per lavoratrici e lavoratori.

Una proposta che oltre ad essere necessaria per contrastare forme di sfruttamento nel mondo del lavoro rappresenta una misura di dignità e di giustizia sociale.

Lo Studio Legale Daverio&Florio, specializzato nel Diritto del Lavoro e nel Diritto della Previdenza Sociale, ha recentemente realizzato un’analisi sul salario minimo che è stata pubblicata da Il Sole 24 Ore.

Riporto alcuni dati dell’analisi, utili a contestualizzare il tema nello scenario europeo.

La norma è presente in tutti i Paesi europei ad eccezione di Italia, Danimarca, Austria, Finlandia e Svezia.

In Francia e in Spagna il salario minimo esiste già da tempo, rispettivamente dal 1950 e dal 1963, mentre in Olanda è stato introdotto nel 1969. In Francia è pari a €11,52 lordi all'ora, pari a €1.747,20 lordi mensili (per 35 ore) e si rivaluta in base all'aumento dei prezzi e all'aumento del salario medio.

In Irlanda il salario minimo nazionale è stabilito dal National Minimum Wage Act 2000 (€11,30 all’ora lordi e €1.909,70 al mese lordi) e verrà sostituito con il salario di sussistenza a partire dal 2026.

I valori più alti del salario minimo si registrano in Lussemburgo (€2.387,40 al mese) e in Germania (€2.080 al mese).

Allargando lo sguardo ai Paesi Extra Ue, in UK dal 1998 esiste il National Minimum Wage Act, con un valore che viene deciso ogni anno dal governo in base all'andamento dell'economia e del costo della vita. Il salario minimo va da dai 5,28 sterline (6,07 €) lorde per i lavoratori sotto i 18 anni, 7,49 sterline (8,58 €) da 18 a 20 anni, 10,18 sterline (11,66 €) da 21 a 22 anni e 10,42 sterline (11,94 €) da 23 anni e oltre (National Living Wage).

In Italia il dibattito pubblico da anni discute dell’introduzione di un salario minimo per legge. Tranne il Governo in carica, tutti condividono che una riforma del sistema salariale italiano sia ormai urgente. I nostri stipendi sono fermi da trent’anni. Recentemente, a causa dell’inflazione, il potere di acquisto delle famiglie si è ulteriormente ridotto.

Non possiamo più aspettare. Serve una legge anche in Italia e ne abbiamo bisogno ora. Per questo come Partito Democratico continueremo a combattere per l’introduzione di questa norma di civiltà. Perché come afferma la nostra Costituzione, “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantita' e qualita' del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se' e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.

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