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La riforma del Governo sull'Autonomia differenziata

Ad oggi sono 52 i documenti acquisiti dalla I Commissione del Senato sul testo di riforma del Governo sull’autonomia differenziata. Nonostante le convinzioni – non dimostrate e a volte persino smentite - di Calderoli e dei sostenitori di questo provvedimento sono diverse le criticità emerse. Costituzionalisti, rappresentanti del mondo delle imprese e delle professioni, sindacati, sindaci e amministratori continuano ad esprimere nelle audizioni e attraverso la presentazione di documenti grande preoccupazione rispetto a un’autonomia così concepita.

Siamo da sempre favorevoli all’autonomia differenziata ma a un’autonomia che non spacchi l’Italia. Così come l’ha concepita Calderoli poterebbe maggiore disuguaglianza nei servizi essenziali e insostenibilità per il bilancio dello Stato.

Il professor Ugo De Siervo ha evidenziato come“si contrarrebbero nelle Regioni interessate i poteri legislativi statali di definizione delle leggi cornice o quelli di tipo esclusivo ed a livello nazionale entrerebbero in crisi le normative statali” perchè “non sarebbero più legittimate, più o meno integralmente, le normative statali che la Costituzione invece continua a prevedere come necessariamente esistenti ed uniformi, tra le quali trasporti ed aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione, distribuzione nazionale dell’energia”. Per De Siervo l’impostazione del Governo è “in palese contrasto – in assenza di una esplicita e razionale revisione costituzionale - con il principio inderogabile della solidarietà territoriale in una Repubblica ‘una e indivisibile’, con tutti i gravi rischi che ne potrebbero derivare”.

Anche l’Anci ha rilevato molte perplessità, così come lo hanno fatto Confindustria e i sindacati nel corso delle audizioni.

Se il FORUM TERZO SETTORE, non nascondendo la propria contrarietà al testo, ha definito “regionalismo delle disuguaglianze” la riforma del Governo, Confindustria ha rappresentato anche una questione di metodo, sollecitando l’esigenza di un più ampio coinvolgimento degli attori sociali.

È una riforma sbagliata nel merito e nel metodo: si sarebbe dovuti partire dai Livelli Essenziali delle Prestazioni come diciamo da tempo. Nessun confronto con le altre istituzioni, mancanza di chiarezza su aspetti determinanti di perequazione, rischio di insostenibilità del bilancio statale, aumento delle disparità tra le Regioni e delle disuguaglianze tra i cittadini. Il progetto Calderoli sull’autonomia nei fatti rischia di dividere il Paese e di peggiorare le condizioni degli italiani.

Il Partito Democratico non può che respingere questo testo e non certo per una contrarietà aprioristica all’autonomia differenziara. Qui sotto trovate una scheda di approfondimento del tema.

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