il blog dei Silvia Roggiani

Futura

La responsabilità, questa sconosciuta

L’impegno in politica è prima di tutto responsabilità. Lo sanno bene i nostri eletti nelle istituzioni, nazionali e locali. Ma non solo. Lo sanno anche tutte le donne e gli uomini che ogni giorno tengono viva la comunità del Partito Democratico, con la loro passione e le loro idee, spesso sacrificando il proprio tempo libero. 

Fare politica significa proprio questo: metterci la faccia, con responsabilità. Ecco perché quando giovedì pomeriggio è arrivata da Legnano la notizia del segretario provinciale della Lega Gianbattista Fratus che ha ritirato le sue dimissioni da Sindaco, ho subito pensato alla sera del 18 novembre, quando sono stata eletta segretaria metropolitana.

Da quel momento rappresentavo una comunità, questo mi dava una forza straordinaria, ma al tempo stesso sentivo sulle spalle una grande responsabilità. Quella responsabilità che Gianbattista Fratus ha calpestato. Fa male dirlo, perché in gioco non c’è la reputazione di un avversario politico, ma il destino di una città abbandonata a se stessa. Già, perché la giravolta del sindaco Fratus, orchestrata per “truffare” il Tribunale amministrativo, è un gesto che esprime la scarsa considerazione che quest’uomo ha nei confronti dei suoi cittadini.

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Stringiamo le schede come biglietti d'amore

"Le schede che arrivano a casa e ci invitano a compiere il nostro dovere hanno un'autorità silenziosa e perentoria. Le rigiriamo tra le mani e ci sembrano più preziose della tessera del pane. Stringiamo le schede come biglietti d'amore"

Lo scriveva la giornalista Anna Garofalo il 2 giugno 1946 per raccontare quella che divenne una giornata memorabile: per la prima volta le donne potevano votare. Ho voluto usare queste parole dal palco della chiusura della campagna a Milano, prima di lasciare la parola a Beppe Sala, Frans Timmermans e Nicola Zingaretti, perché mi hanno colpito. Sono parole di coraggio e dignità, dal potere enorme.

Le riuso adesso, perché oggi c'è una nuova missione a cui siamo chiamati: la scommessa di oggi è vincere la partita dei ballottaggi. Dopo il risultato alle europee ottenuto a Milano, non possiamo sederci, ma dobbiamo ripartire e partecipare. Sembra che ci sia un'inquientante convinzione per la quale il domani non ci riserverà nulla di buono, aleggia un forte pessimismo, misto spesso a paura del futuro, complice e causa di un'indifferenza che invalida e divora la partecipazione.

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Auguri, Europa!

In questi giorni, sono due le immagini che se chiudo gli occhi mi vengono in mente. Messe accanto sembrano stridere, quasi fare a pugni l’una con l’altra, ma a ben riflettere vogliono dire la stessa cosa.

Da una parte Roma, e le contestazioni violente sfociate in minacce gridate in faccia ad una donna, la cui colpa era quella di voler entrare nell’alloggio popolare che le era stato regolarmente assegnato. Dopo l’orrenda scena del pane calpestato a Torre Maura, “troia ti stupro” a Casal Bruciato è l’epilogo, o forse solo la conseguenza di quella che tante volte abbiamo temuto che scoppiasse. Una vera e propria “guerra tra poveri”. A fomentare l’odio e la rabbia di quella guerra ci sono i fascisti del terzo millennio, quelli che soffiano sul fuoco degli istinti più bui, gli stessi che occupano abusivamente, e indisturbati, uno stabile nel centro della capitale. Ormai non hanno neppure bisogno di nascondersi, possono uscire allo scoperto. Il movimento estremista di CasaPound compare nelle liste elettorali, e il nostro ministro degli Interni, Matteo Salvini, non prova nessun imbarazzo di fronte a foto che lo ritraggono con Francesco Polacchi, 33 anni,  dirigente di Casapound, imprenditore ma anche picchiatore. Pregiudicato e tutt’ora sotto processo per violenze,  che con la sua casa editrice Altaforte ha editato il libro intervista proprio di Matteo Salvini. 

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Siamo di parte. Dalla parte delle persone

In due comuni alle porte di Milano, Corsico e Legnano, il matrimonio Lega - Forza Italia vive momenti drammatici e costringe i due partiti al divorzio. Il sindaco di Corsico, Filippo Errante, si è dimesso dopo un Consiglio comunale drammatico sull’approvazione del bilancio.

Diverso l’epilogo nella città di Legnano, feudo leghista, dove dopo le dimissioni di ben 13 consiglieri su 25 assistiamo ad un teatrino disarmante e una serie di strane manovre messe in atto dal primo cittadino pur di restare aggrappato alla poltrona; e ci troviamo di fronte ad un prefetto che inspiegabilmente non decide e un difensore civico costretto a inedite forzature. 

A livello nazionale non ce la passiamo tanto meglio. Al Governo c’è una maggioranza ostaggio dei personalismi di Salvini, con un'allenza che fa acqua da tutte le parti. Lega e Cinque Stelle sono divisi su tutto - una differenza fotografata dalle ultime crisi, da Verona alle alleanze sovraniste del Carroccio in Europa -, ma continuano a stare insieme per difendere a vicenda le proprie poltrone. 

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Ramy come Mahmood

Nuova Zelanda, Christchurch per la precisione, e San Donato Milanese. Cosa hanno in comune due luoghi così lontani?Fino a mercoledì 20 marzo nulla, o ben poco. Da qualche giorno: la paura e il terrore. 

Se l’epilogo è stato – fortunatamente - diverso, dietro entrambi questi due episodi c’è un movente ideologico e una parola comune, terrorismo. Leggerla e pronunciarla ci fa male e ci fa paura, perché siamo costretti a ricorrervi per la prima volta, dopo tanto tempo, per qualcosa che accade nel nostro Paese. Pensavamo di aver archiviato gli anni bui del terrorismo, anche se di matrice diversa, e in qualche modo in Italia ci sentivamo perfino immuni, proprio mentre oggi ricordiamo il terzo anniversario dei terribili attentati di Bruxelles. 

Di fronte a queste tragedie, o meglio sfiorate tragedie, la prima cosa che si impone è la condanna netta, senza se e senza ma. A freddo, poi, vanno cercate le soluzioni per garantire maggiore sicurezza. Chiedersi, ad esempio, perché un uomo con precedenti penali, tra cui abusi su minori, aveva la responsabilità di guidare un bus per bambini? 

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