Facciamo squadra!
Col Silvia, con gli amministratori, con il Pd, insieme al lavoro, per cambiare davvero la vita dei cittadini metropolitani.

SINDACI E AMMINISTRATORI CON SILVIA

Agogliati Barbara - Sindaca di Rozzano; Agolli Moreno - Sindaco di Arluno; Belotti Maria Rosa - Sindaca di Pero; Bertoli Rodolfo - Sindaco di Melegnano; Bosani Angelo - Sindaco di Pregnana Milanese; Bottero Fabio - Sindaco di Trezzano sul Naviglio; Checchi Andrea - Sindaco di San Donato Milanese, Elia Luca - Sindaco di Baranzate; Gaiani Lorenzo - Sindaco di Cusano Milanino; Lorenzini Federico - Sindaco di Paullo; Marchesi Giancarla - Sindaca di Cesate; Mazza Mario - Sindaco di Vizzolo Predabissi; Micheli Paolo - Sindaco di Segrate; Penta Vito - Sindaco di Dresano; Rolfi Paola - Sindaca di Dairago; Santagostino Yuri - Sindaco di Cornaredo; Santagostino Sara - Sindaca di Settimo Milanese; Serranò Davide - Sindaco di Locate Triulzi; Vassallo Francesco - Sindaco di Bollate; Veneroni Dario - Sindaco di Vimodrone; Zacchetti Ermanno - Sindaco di Cernusco sul Naviglio

La politica nazionale ha prodotto una profonda frattura con i cittadini, troppo distante e troppo piena di promesse, come quelle fatte prima del 4 di Marzo da chi ci governa oggi. L’unico vero antidoto a questa stanchezza dei cittadini rispetto alla politica sono i comuni, sono i Sindaci, gli amministratori. Sono quelli con i quali la gente può parlare senza barriere, sono quelli che lavorano ogni giorno per cambiare la vita di ogni persona che viva in una città, piccola o grande che sia.
Spesso noi Sindaci diciamo che il nostro è un mestiere difficile, ma “è il più bello del mondo”. Certo sappiamo che la realtà è più contraddittoria, il percorso più faticoso, le realizzazioni più lunghe e complesse di quello che noi desireremmo, ma l'affermazione richiama, giustamente, l'orgoglio di operare con passione per la propria comunità e sottolinea la possibilità di accompagnare cambiamenti e realizzazioni con passi in avanti positivi e percepibili.
Conosciamo la passione e la difficoltà di svolgere il nostro ruolo; da quando c'è l'elezione diretta dei primi cittadini, i Sindaci sono stati un punto decisivo di tenuta del tessuto democratico nel paese, un punto di equilibrio delle pulsioni che attraversano le nostre comunità, anzi spesso i sindaci sono stati lo stimolo ed il collante per reagire positivamente alle novità dei processi sociali, economici e culturali che le hanno attraversate.
Sono stati un presidio di buone pratiche amministrative, di credibilità e di positività dell'azione politica ed in questa dimensione per molta parte la politica ha ed ha avuto credito. Sono stati un esempio di efficienza nel trovare soluzioni equilibrate e spesso risolutive alle domande dei cittadini, sia nel quotidiano, che nel futuro.
Il nuovo scenario di governo del paese non è un semplice cambio di maggioranza, è un cambio di visione culturale destinato a confliggere con un modello che abbiamo costruito e difeso con lungimiranza in questi anni. Cambia la relazione tra enti locali e stato centrale poiché il populismo, per sua natura, ha bisogno di luoghi di governo più centralizzati, innanzitutto sotto il profilo della distribuzione delle risorse, così come di norme che centralizzino le decisioni. Questo blocco di potere, che non è solo politico, gode del sostegno di un pezzo di interessi economici che ha tutto da guadagnare dalla eliminazione dei punti di decisione nella parte locale del sistema istituzionale.
La trasformazione culturale che si sta realizzando, enfatizzando paure e precarietà, forzerà ancor di più processi di segmentazione sociale e di dipendenza dei cittadini, collocandoli nella condizione di sussidiati. Che cos’è il reddito di cittadinanza, se non una plateale sottrazione ai comuni e ai servizi sociali del lavoro paziente di conoscenza del bisogno, volto a riportare gli individui in una dimensione di autonomia e dignità? Tutto è riportato ad una gigantesca macchina burocratica di distribuzione di risorse, senza nessun protagonismo dei comuni e delle loro strumentazioni di contrasto alla marginalità.
Se stiamo cominciando a prendere le misure, nel nostro dibattito interno, della natura del governo, se stiamo conducendo un'opposizione forse difficile, ma coraggiosa, con primi tentativi di reazione civile e collettiva nel paese, non abbiamo ancora messo a fuoco, con la necessaria lucidità, il processo di cambiamento che l'azione del governo porta a ripensare e riposizionare i meccanismi ed i luoghi delle decisioni e del consenso.
Oggi quindi la nostra riflessione deve rivedere e valorizzare il ruolo e la funzione dei Sindaci, intendendoli, ora più che mai, come la prima linea di tenuta del tessuto di fiducia verso la politica e verso l'idea che governare processi e superare timori è non solo auspicabile ma possibile. Non si tratta solo di tenere il punto sulle richieste di risorse per i comuni, ma di impostare una complessa strategia di resistenza culturale che, se avremo successo, ci consentirà di mantenere il governo delle nostre amministrazioni e di riconquistarne altre.
Tutto ciò deve essere inserito in un quadro politico che dovrà mettere al centro anche il tema dell'Europa, della sua funzione e del suo futuro, una sfida difficile per tutte le forze democratiche europee; il 2019 sarà un anno di battaglia e di protagonismo culturale, oltreché politico sull’Europa, che dobbiamo tenere vivo nei territori.
Favoriamo, più che in passato i confronti sulle buone prassi, rafforziamo gli spazi di confronto e di coordinamento tra i primi cittadini, rafforziamo le reti di rapporti con i mondi associativi, e proseguiamo con decisione in direzione delle forme di cittadinanza attiva e di coinvolgimento dei cittadini.

SCIENZA E SALUTE

La collaborazione tra amministrazioni locali, cittadini, associazioni e stakeholder presenti nel territorio dell’area milanese sarà la chiave per lo sviluppo di progetti di valorizzazione territoriale, attraverso la costruzione di un network di relazioni nel quale i diversi portatori di interesse e le comunità devono svolgere un ruolo attivo implementando progetti, programmi e processi nei quali il punto focale sarà il sapere diffuso e condiviso, con l’esempio più evidente nello sviluppo dell’area Expo, dove accanto all’Università troveranno collocazione la ricerca (Human Technopole) e l’health care (Galeazzi) con ricadute positive su tutte le zone circostanti.
Il territorio metropolitano è caratterizzato dalla presenza di diverse realtà sanitarie di eccellenza che diventano poli d’attrazione per la ricerca scientifica e che accolgono degenti e parenti provenienti da ogni regione d’Italia. L’Humanitas, lo IEO, il Policlinico San Donato, il San Raffaele, poli d’eccellenza della sanità privata, affiancano le loro attività ai diversi Ospedali pubblici milanesi e non (S. Paolo, S. Carlo, Niguarda, Policlinico, Vizzolo Predabissi, Rho, Legnano, Cernusco e Gorgonzola) e tutti insieme rappresentano qualcosa di unico nel panorama nazionale. A queste eccellenze scientifico-sanitarie, le forze del Centrosinistra metropolitano hanno sempre proposto una sanità territoriale diffusa e più vicina alle esigenze dei cittadini (Poli Territoriali Socio-Sanitari), che si prendesse cura del singolo in tutte le sue necessità, prevedendo luoghi di cura molto più capillari in tutto il territorio metropolitano. Concentrare tutte le attività sanitarie in pochi siti rischia di lasciare scoperti molti bisogni dei singoli territori a cui ormai il sistema socio-sanitario di Regione Lombardia non riesce più a rispondere.

MOBILITA’

Il biglietto unico integrato per Milano ed i comuni di prima fascia è stato un primo passo importante di politiche su scala metropolitana, ma non sufficiente. Milano ha fortemente investito nello sviluppo e nella efficienza del proprio sistema di trasporti, con nuove metropolitane, un completo ricambio della flotta su gomma e un piano di controllo per garantire sicurezza, mentre Regione Lombardia non ha effettuato alcun investimento in questo settore.
La mobilità è un tema fortemente connesso alla costruzione di una identità metropolitana. Riguarda il lavoro, l’ambiente e il benessere ed è un elemento fortemente distintivo delle politiche del PD rispetto alla destra. Anche Papa Francesco nella sua ultima enciclica ha richiamato l’importanza di investire sul trasporto pubblico per favorire il benessere delle persone.

Occorre lavorare su più aspetti:

  • rafforzare le competenze della agenzia indipendente sui trasporti e metterla nelle condizioni di poter promuovere gare pubbliche europee che difendano il nostro patrimonio e individuino nuove risorse.
  • lavorare per una progressiva collaborazione tra Atm e Trenord per sviluppare sinergie virtuose di carattere metropolitano e regionale.
  • sviluppare una piena intermodalità tra i diversi canali di mobilità che la città metropolitana propone, gomma e ferro in primis ma coinvolgendo taxi, Ncc, operatori dell’economia della condivisione.
  • sostenere nuovi investimenti in infrastrutture che rimodernino la rete e raddoppino dove possibile la viabilità su ferro.
LAVORO

Accanto al lavoro dipendente, Milano metropolitana si attesta come area in cui la concentrazione di attività dei lavoratori autonomi e professionisti è maggiormente presente. Parliamo di un comparto dove molti giovani e molte donne sono privi di tutele e garanzie e spesso non riescono ad arrivare a fine mese. Proprio nei nostri territori dobbiamo rappresentarli con più forza e ambizione. In questa direzione, sarà opportuno sperimentare esperienze finalizzate a creare sinergie virtuose non solo nella gestione dei tempi di vita e di lavoro, ma soprattutto nel supporto a chi, lavorando autonomamente, è costretto a fermarsi, ad esempio per malattia o maternità, rischiando di perdere lavoro acquisito o potenziale.
La gig economy, assimilata spesso ai cosiddetti “lavoretti”, rappresenta senza dubbio una realtà a cui rivolgere una seria attenzione: l’INPS, in una sua recente ricerca, rivela un arcipelago di situazioni lavorative precarie e che molto spesso costituiscono un paracadute contro la disoccupazione o un salvagente ad integrazione di retribuzioni che non consentono di arrivare a fine mese. Sarebbe riduttivo rivolgersi alla sola platea dei cosiddetti “riders” che costituiscono un piccolo segmento di questa realtà.
L’innovazione tecnologica, rischia di ridurre i livelli occupazionali per i lavoratori meno qualificati. Progettare percorsi formativi che accompagnino figure professionali a rischio di espulsione dal mondo del lavoro deve essere un compito indifferibile delle strutture e degli enti formativi pubblici, sui quali occorre intervenire con una ancor più mirata offerta formativa e una riorganizzazione dei servizi, che possa competere con quelle strutture private che si distinguono qualitativamente e per maggiori inserimenti lavorativi effettuati. In questa direzione si potrebbe creare una piattaforma strategica che si aggiorni con le continue richieste di mercato attraverso un sistema di progettazione e formazione continuativo ove l’efficacia della formazione possa essere controllata nei risultati.
Occorre intervenire potenziando i percorsi di chi è più debole con una particolare attenzione alle scuole tecniche e professionali, intensificando il rapporto con il tessuto produttivo del territorio di tutta l’area metropolitana ed in maniera strategica valorizzare eccellenze e fare emergere le potenzialità delle piccole realtà, lavorando in stretta sinergia con scuole, università, sindacati, mondo delle imprese, delle professioni, del terzo settore.

VOCAZIONE INTERNAZIONALE

L’area metropolitana milanese deve sfruttare al massimo le proprie potenzialità e la propria vocazione internazionale. Occorre quindi promuovere progetti europei di gemellaggio con altre amministrazioni locali che diano luogo ad azioni mirate e buone pratiche su questioni di comune interesse, estendibili a scuole e ad associazioni. In tal senso un coordinamento dei Comuni dell’area metropolitana risulta essere ancor più necessario.

POLITICHE DI GENERE

I Comuni dell’area metropolitana che amministriamo dovrebbero dotarsi di un sistema di “gender budgeting”: il bilancio preventivo dovrà essere impostato ed approvato tenendo conto delle esigenze di genere, unitamente all’introduzione di un meccanismo di “gender auditing”, al fine di valutare l’effettiva realizzazione delle azioni previste in sede di approvazione del bilancio consuntivo.

CASE POPOLARI

C’è una permanente sottostima nell’agenda politica rispetto a quello che riguarda milioni di cittadini nel suo complesso. Parliamo dei cittadini delle grandi periferie milanesi, interne alla città capoluogo ma anche esterne, concentrate soprattutto  in alcuni  grandi Comuni,              quali Sesto, Cinisello, Rozzano, Corsico, Cesano, Cologno etc. Il patrimonio di edilizia popolare è ingente e i quartieri popolari stanno scivolando verso un inesorabile degrado. Ogni giorno, come amministratori, raccogliamo i disagi e i problemi di chi abita in questi quartieri e combatte, tra mille sacrifici, chi vive nell’illegalità e nell’abusivismo. Questi cittadini si sentono esclusi. Esclusi dall’attenzione mediatica e soprattutto istituzionale che riguarda temi importanti anche per la loro vita, come il sentirsi sicuri nel quartiere in cui vivono. Nostro compito è dare voce agli esclusi, dare voce ai nostri grandi quartieri popolari.
I Comuni intervengono con le proprie competenze, ma le soluzioni definitive
possono arrivare solo da una fattiva collaborazione di Aler, Regione e forze
dell’ordine.
Il PD Metropolitano può farsi promotore di alcune semplicissime azioni: chiedere a Regione Lombardia di assegnare le risorse per sistemare tutti gli appartamenti vuoti che non possono essere consegnati alle tante famiglie, in attesa di assegnazione, e modificare l'inapplicabile e inefficace legge della Regione Lombardia sull'edilizia popolare.
Essere Sindaci di periferia e lottare contro l’abusivismo non finisce con lo sfratto di famiglie disperate, perché dopo aver riportato legalità noi saremo comunque coloro che hanno anche l’onere di studiare una alternativa per il disagio sociale che questo crea. Il Partito Democratico deve coniugare il tema fondamentale della legalità al tema della lotta alla povertà e all’indigenza e trovare soluzione al problema dell’emergenza abitativa in un’area metropolitana in cui il costo per l’abitare è ormai per molte famiglie insostenibile, anche in un alloggio “popolare”.
Ancora più che in passato, oggi è indispensabile alimentare un rapporto stretto tra PD locali e propri rappresentanti eletti, poiché talvolta si sono lasciati troppo soli i Sindaci. Lavoriamo insieme, Sindaci e strutture del Pd, per allargare le reti politiche e sociali attorno alle nostre amministrazioni, rafforziamo un pensiero positivo di fiducia verso il futuro, affiniamo con cura l'efficacia degli strumenti di confronto tra livelli politici locali, provinciali e rete dei Sindaci.
Il PD metropolitano milanese, in questi anni, ha svolto un ruolo positivo, cercando di valorizzare la propria esperienza nella dimensione nazionale, e anche noi sindaci possiamo essere attori di questa difficilissima fase, ma solo se saremo ancor più innovatori e coerenti, dando un contributo all'intero partito.
Su questi temi noi Sindaci vogliamo essere protagonisti, non resteremo ripiegati nel nostro ambito, consideriamo il confronto congressuale un'opportunità straordinaria, per confrontarci tra noi e con i cittadini, ricercando un equilibrio tra continuità della nostra storia politica ed amministrativa recente e una sfida epocale che è quella di riconquistare i nostri cittadini e le nostre comunità alla fiducia nel futuro, alla tolleranza, al rispetto tra cittadini, nel contribuire a ridare dignità alla politica.
Noi ci siamo e ci saremo, daremo sia a livello locale che provinciale il nostro contributo, lo avvertiamo come un dovere politico e civile. Saremo protagonisti del dibattito con rispetto per tutte le proposte ed i candidati, ed auspichiamo si svolga un confronto impostato su passione e misura. Ma siamo consapevoli che non si può eludere la responsabilità di una scelta ed il congresso sarà più ricco se ognuno di noi manifesterà la propria decisone come elemento di chiarezza ed incisività delle scelte future.

Per queste considerazioni riteniamo che Silvia Roggiani, per le sue esperienze di questi anni, per la sua passione, per la competenza con cui ha seguito molte vicende nei territori, per la sua esperienza pluriennale sui temi europei, per la proposta che ha formulato nel suo ricco ed innovativo documento programmatico, per la possibilità di avere per la prima volta una donna alla guida del Pd milanese, rappresenti un punto di equilibrio e di innovazione che ci porterà significativi passi in avanti verso ciò che abbiamo cercato di illustrare con questo documento.


Con Silvia, con i Comuni che ha messo al centro del suo progetto, con il PD che vuole e sa cambiare davvero,
nei prossimi anni potremo vincere nella maggior parte dei nostri territori della città metropolitana. Insieme lavoreremo a migliorare la vita di migliaia di donne e uomini dei nostri comuni. Insieme il 2019, 2020 e 2021 saranno gli anni dei comuni e dei cittadini.
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Partito Democratico Camera dei Deputati

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